Carissimi, viviamo ormai da qualche settimana un tempo particolarmente complesso: “il tempo del coronavirus”. Un tempo che per noi cristiani coincide con il Tempo forte della Quaresima. Un tempo che, a cominciare dal mercoledì delle Ceneri, ci sprona all’autentica conversione del cuore (convertiti e credi al Vangelo!) partendo dalla consapevolezza della comune fragilità (ricordati che polvere sei e polvere ritornerai!).

La Quaresima cristiana ha sempre assunto, dunque, il volto del ritorno ai valori essenziali della vita e al combattimento spirituale contro ogni forma di chiusura del cuore alla grazia di Dio e alla carità verso il prossimo. Inoltre alla Quaresima, quest’anno, si è aggiunta la necessaria quarantena, a livello non solo locale bensì mondiale, dovuta a questa terribile pandemia.

Ed ecco che il mondo intero improvvisamente ha interrotto la sua frenesia e ognuno di noi è stato costretto a fare i conti con se stesso e con i valori fondamentali dell’esistenza. Obbligati a stare nelle nostre case, ci siamo resi conto di quanto la nostra vita dipenda da quella degli altri e di come il disprezzo della stessa da parte di qualcuno, si traduca in un danno sociale gravissimo.

Abbiamo inoltre realizzato quanto la sola dimensione social nella nostra quotidianità, non sia sufficiente a farci assaporare in pienezza il gusto della vita. Stiamo infatti usando ogni moderno strumento di comunicazione e “elevandolo” ad un livello superiore. Oggi, quello che prima era solo il mezzo di una relazione virtuale si innalza e diventa l’unico mezzo di relazione… seppure a distanza. Sì! Obbligati alla distanza sociale, quale unico strumento per custodire la nostra e l’altrui esistenza, ci siamo stretti in un abbraccio universale che ha portato ogni Stato e ogni società ad adoperarsi per ogni suo figlio, soprattutto se fragile. Valori come la solidarietà e la vicinanza e azioni come il sostegno e gli aiuti ai più deboli sono diventati l’unico strumento valido per garantire sia il “quotidiano” che l’economia mondiale. Infatti non c’è guadagno nella morte!

Nella Chiesa, all’inflazione di celebrazioni eucaristiche, vissute spesso in maniera superficiale, distratta e annoiata, si contrappone, in questa Quaresima, il digiuno eucaristico più lungo che sia stato sperimentato negli ultimi tempi (ce lo ricordano gli anziani quando dicono che neanche ai tempi della guerra si interrompevano le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione dei fedeli). Tutti i membri del popolo santo di Dio sono costretti all’essenzialità.

Improvvisamente, sacerdoti, vescovi e Papa, nella creatività dello Spirito, si trovano ad esercitare il loro sacro ministero in modi diversi. Tanti, certamente, nel raccoglimento personale e in un silenzio carico della consapevolezza di chi sa di essere posto sul monte come Mosè ad intercedere per il popolo che conduce la guerra più importante di tutte. Altri, invece, si trovano ad evangelizzare attraverso i social media, facendoci assistere ad una straordinaria “trasfigurazione” degli stessi. Altri ancora, infine, stando in prima linea, nelle corsie degli ospedali o all’interno delle macchine organizzative – sia civili che religiose – volte all’assistenza e all’aiuto concreto dei più deboli.

Si tratta di una creatività dello Spirito che abbraccia non solo il clero e le comunità religiose di ogni tipo, ma anche i laici a diversi livelli. In questi giorni, infatti, si riscopre (o si scopre) il senso di appartenenza nazionale non solo nel canto dell’inno italiano che riecheggia all’unisono per le vie delle città, ma anche nella considerazione del valore che ogni persona ha per gli altri. I più agiati, intanto, scoprono la bellezza del “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”(At 20,35). I politici stessi, nella maggior parte dei casi, mettono da parte gli schieramenti e collaborano al bene della cittadinanza, sforzandosi di trovare il modo per mettere a disposizione le proprie competenze.

Gli eroi nazionali, oggi, hanno il volto di persone che svolgono attività lavorative fino a poco tempo fa ritenute di secondaria importanza: volontari, medici, infermieri, forze dell’ordine, camionisti, ortofrutticoli, commessi dei supermercati, tassisti, operatori pastorali e della comunicazione. Si piangono i morti, si cerca di stare vicino alle famiglie, ci si indigna di fronte alla malavita o, semplicemente, di fronte alla leggerezza colpevole di chi non segue le indicazioni necessarie alla propria e all’altrui incolumità.

Tra qualche giorno celebreremo la Risurrezione di Gesù Cristo nostro Signore e, in questo contesto, non possiamo non ricordare le parole della sequenza pasquale: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello, il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfaTu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

Apriamo dunque il cuore alla speranza! La Pasqua segna il passaggio da un esistenza vissuta all’insegna dell’apparenza e della dispersione, all’ebbrezza della vita piena che trova nella potenza dell’amore la sua intima radice. Sì! L’Amore del Padre che non abbandona nel sepolcro il suo Figlio unigenito, corrisponde pienamente all’Amore che è stato effuso nei nostri cuori per la potenza dello Spirito Santo.

Noi, uomini e donne riscattati dal sangue dell’Agnello immolato, non possiamo cedere il passo alla disperazione e alla paura! Siamo stati chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce, perché in questo mondo non possa mai venire meno la certezza che «se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?».

Non trasformiamo, dunque, le nostre case in sepolcri chiusi alla gioia della vita, bensì in “amboni” dai quali possa giungere al mondo il Vangelo della vita. Ne siamo certi: come Cristo ha vinto la morte, così anche noi, radicati e fondati nella Carità, affrontiamo il buon combattimento della fede, sicuri che come Lui si è innalzato sulla polvere della morte, così anche noi lasceremo presto le ceneri della penitenza per giungere, rinnovati nello Spirito e trasfigurati dalla Carità, a proclamare al mondo che siamo popolo regale, gente santa, popolo di sua conquista capace di fecondare il tempo, la storia e la società di quell’Amore autentico che il consumismo sfrenato aveva tentato di rinchiudere nelle sacrestie delle chiese.

Auguri dunque! Buona Settimana Santa a tutti.

 

Don Gioacchino D’Agostino